Tomba degli Haterii

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La tomba degli Haterii era una tomba monumentale romana costruita all'inizio del II secolo sulla via Labicana (via Casilina) a Roma. Apparteneva alla famiglia di Quinto Aterio Thychicus, un appaltatore di opere pubbliche (redemptor)[1] sotto Domiziano.

La tomba venne rinvenuta casualmente nel 1848 nei pressi della torre di Centocelle:[2] consisteva in un ambiente di pianta quadrata, parzialmente scavato nel tufo, in origine decorato da ricchissimi rilievi. La struttura era molto rovinata già all'epoca dello scavo, mentre i rilievi sono oggi conservati nel Museo gregoriano profano dei Musei Vaticani,[3] ai quali vennero ceduti nel 1853.

Rilievi[modifica | modifica wikitesto]

Il rilievo rappresentante i cinque edifici

Il più noto dei rilievi conservati[4] raffigura in uno spazio rettangolare allungato una serie di cinque edifici, identificati da iscrizioni, che dovevano rappresentare i monumenti sui quali Haterius era intervenuto durante la sua carriera.

Da sinistra a destra sono rappresentati:[5]

Altri rilievi[modifica | modifica wikitesto]

Altri rilievi della tomba comprendono:

  • Rilievo con edificio sepolcrale a forma di tempio: il rilievo raffigura una tomba monumentale, con un alto basamento rettangolare, una porta sul lato lungo e paraste agli angoli, sormontato da un tempietto con quattro colonne in facciata e lesene sui lati. Tutte le superfici libere delle pareti sono ornate da rilievi decorativi, compresi i fusti delle paraste. I busti dei defunti sono inseriti in clipei tra le paraste dei lati del tempietto. Davanti all'edificio è un'altissima gru, azionata mediante una ruota che viene fatta girare da operai che camminano al suo interno. Nello spazio libero al di sopra del tempio compare una defunta sdraiata su un letto già nell'oltretomba. La scena è stata interpretata come la raffigurazione dell'apoteosi della defunta.
  • Rilievo con scena funebre: il frammento conserva la raffigurazione del compianto di una defunta, stesa su un letto circondato da quattro candelabri con fiamme accese. Intorno al letto sono presenti due prefiche che accompagnano una donna con una corona, un suonatore di flauto e piccole figure di servitori o di personaggi in preghiera.[13]

Si conservano, inoltre: due ritratti entro edicole (uno maschile e uno femminile), un architrave con i busti di Mercurio, Cerere, Proserpina e Plutone, un'urna cineraria con scena marina, un piccolo pilastro e uno stipite decorati con tralci di vite e scene di vendemmia, un altro piccolo pilastro decorato su due lati da un candelabro ornato da rose e da uccellini.

Appartengono al sepolcro anche alcune iscrizioni funerarie, che ne permisero l'identificazione.[14]

Il sepolcro di Quinto Aterio a Porta Nomentana[modifica | modifica wikitesto]

La tomba degli Haterii non va confusa con il sepolcro di un altro personaggio appartenente alla medesima gens, Quinto Aterio, oratore, morto nel 26 d.C.[15] La sua tomba era situata in prossimità della Porta Nomentana: fu obliterata dalla costruzione della torre onoriana nel V secolo e riportata alla luce nel 1826-1827. Consisteva in un altare funerario con nucleo in cementizio rivestito in travertino e con decorazioni in marmo.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Il personaggio è ricordato anche in un'iscrizione con la quale dedica ad Ercole un'edicola e una statua: CIL VI, 607. Un altro personaggio, Quintus Haterius Anicetus, è ricordato in un'iscrizione di dedica a Silvano, rinvenuta nel sepolcro: si tratta forse di un liberto del console del 53 d.C. Quinto Aterio Antonino: F. Coarelli, "La riscoperta del sepolcro degli Haterii. Una base con dedica a Silvano", in Studies of Classical Archaeology. A Tribute to Peter Heinrich von Blanckenhagen, New York 1979, p. 255 e ss.
  2. ^ Sul ritrovamento: Armellin 2004, citato in bibliografia; la tomba è stata nuovamente indagata in occasione del cavo per un acquedotto nel 1970.
  3. ^ Scheda dei rilievi 9997 e 9998 sul sito dei Musei Vaticani.
  4. ^ Il rilievo era lavorato sul retro con modanature di una base modanata, simile a una rinvenuta in situ nel sepolcro nel 1970: Armellin 2004, citato in bibliografia.
  5. ^ Sull'identificazione dei monumenti: Ferdinando Castagnoli, "Gli edifici rappresentati in un rilievo del sepolcro degli Haterii", in Bullettino della commissione archeologica comunale, 69, 1941, pp.59-69.
  6. ^ Silvio De Maria, Gli archi onorari di Roma e dell'Italia romana, L'Erma di Bretschneider, Roma 1988, p.81; Lawrence Richardson jr., A New Topographical Dictionary of Ancient Rome, The Johns Hopkins University Press, Baltimore - London 1992, pp.26-27; Boris De Rachewiltz, Anna Maria Partini, Roma egizia. Culti, templi e divinità egizie nella Roma imperiale, Edizioni Mediterranee, Roma 1999, p.82.
  7. ^ Scheda su piazza del Collegio Romano sul sito RomaSegreta.it.
  8. ^ Silvio De Maria, voce "Arco onorario e trionfale", in Enciclopedia dell'arte antica, II supplemento,, volume I, Treccani 1994, p.588.
  9. ^ Secondo Silvio De Maria (Gli archi onorari di Roma e dell'Italia romana, L'Erma di Bretschneider, Roma 1988, p.72) si tratta invece di un rifacimento di epoca flavia della porta Mugonia.
  10. ^ Pierre Gros, , "Iuppiter Tonans, aedes", in Lexicon topographicum urbis Romae, volume III, Roma 1996, pp.159-160: l'identificazione si basa sulla raffigurazione di fulmini nella decorazione dell'edificio raffigurato sul rilievo.
  11. ^ Ch. Reusser, Iuppiter Conservator, in Lexicon topographicum urbis Romae, volume III, Roma 1996, pp.131-132.
  12. ^ Maria Antonietta Tomei, "Sul tempio di Giove Statore al Palatino", in Melanges de l'École française de Rome. Antiquité, 105.2, 1993, pp.634-635, nota 20; Filippo Coarelli, "Iuppiter Stator, aedes, fanum, templum", in Lexicon topographicum urbis Romae, volume III, Roma 1996, pp.155-157: l'identificazione è suggerita dalla statua di culto raffigurata nel rilievo, le cui gambe sono inserite nel blocco di pietra del basamento.
  13. ^ G. McN. Rushforth, "Funeral lights in Roman sepulchral monuments", in Journal of Roman Studies, 5, 1915, pp.149-164.
  14. ^ CIL VI, 19148, CIL VI, 19149, CIL VI, 19150 CIL VI, 19151, e forse anche CIL VI, 19154 e CIL VI, 19155.
  15. ^ CIL VI, 1426; Lawrence Richardson jr., A New Topographical Dictionary of Ancient Rome, The Johns Hopkins University Press, Baltimore - London 1992, p.356.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • G. Ambrosetti, voce "Haterii" in Enciclopedia dell'arte antica, Treccani, 1960.
  • Antonio Giuliano, "Documenti per servire allo studio del monumento degli Haterii", in Atti dell'Accademia nazionale dei Lincei. Classe di scienze morali, storiche e filologiche. Memorie, 13, 1967-1968, pp. 450–482.
  • William Michael Jensen, The Sculptures from the tomb of the Haterii (tesi, volumi I e II), University of Michigan, 1978.
  • P. Armellin, "Il territorio di Centocelle. Documentazione storica e archeologica. Le evidenze archeologiche" dai dati bibliografici e archivistici" in Patriza Gioia e Rita Volpe (a cura di), Centocelle 1. Roma SDO. Le indagini archeologiche, Roma 2004, pp. 133–135, n.214.

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